11 giu 2014

Intervista col Fachiro: Xera

Lo Scrittorio S: Benvenuta Xera. Sono contenta che abbiate accettato il mio invito anche se all’ultimo momento. Intervistarla per prima mi è sembrato doveroso essendo lei la protagonista di questa storia (a detta dei nostri lettori) tanto interessante.

Xera: Grazie a te, posso darti del tu vero? Non mi piacciono le formalità, quelle le lascio a Elesya che è più portata per le buone maniere. Che ci volete fare, quando una persona cresce tra le bestie, non impara di certo a chiedere loro il permesso prima di spalargli la #?h@#X (censura).

Lo Scrittorio S: indubbiamente. Comunque sì, può darmi del tu a patto che possa farlo anch’io. Bene, incominciamo. Ti spiego brevemente in cosa consiste questa rubrica. “Intervista col Fachiro” raccoglierà una serie di interviste appunto, fatte ai personaggi più amati del racconto “Xera,la ragazza con la spada”. Vi saranno quindi poste tutte le domande inviate dai nostri stessi lettori. Finite le spiegazioni, passiamo alla prima. Pronta?

Xera: Sì certo, iniziamo pure.

Lo Scrittorio S: La prima domanda è - "In un mondo dove la magia è realtà, hai scelto la strada del combattente. Perché non le arti magiche? Qui c'è gente che venderebbe la propria madre per poter fare incantesimi (si, sto ancora aspettando la lettera da Hogwarts)" - Fabior da Payanir.

Xera: Questa domanda è interessante. Per prima cosa vorrei precisare che anche i guerrieri sono in grado di utilizzare la magia, ma solo se associata alle armi che imbracciano. È una magia in prestito, se così vogliamo definirla. Tuttavia non tutti manifestano questa capacità e si da il caso che per quanto mi ci sia impegnata ad arrostire quei maledetti Yak, giammai una fiammella è scaturita dalle mie mani. A tal proposito ricordo un aneddoto imbarazzate che vide protagoniste me, mia madre e uno yak facilmente impressionabile. Bé quel pomeriggio avevo il compito di tosare tutti i nostri animali, poiché era prossima la stagione fredda e mia madre avrebbe poi dovuto confezionare degli abiti più pesanti, anche se non è così brava come pensa … questa tagliatela chiaro o vi ammazzo!

Lo Scrittorio S: Si si, non temere, continua pure.

28 mag 2014

Nuove forme di dipendenza: il disegno digitale.

Salve a tutti fidati lettori, è da qualche tempo che non bazzico su questo blog e considerando che ne porto già avanti uno a pieno ritmo, l’andamento del secondo non mi stupisce. Potrei imputare la colpa alla nuova passione che mi ha travolto: il disegno digitale. Premetto che mi è sempre piaciuto disegnare e non solo con la classica matita e foglio. Sin dal nostro primo incontro, infatti, (mio e del PC) ho sempre provato a scarabocchiare con il classico programma presente su ogni computer: Paint. Mi affascinava l’idea di avere a disposizione un foglio non soggetto a usura e diversi materiali con i quali lavorare. Certo, paint non è uno dei migliori programmi in circolazione, tuttavia mi ha dato molte soddisfazioni; soprattutto se si considera che per disegnare utilizzavo un mouse o le mie stesse dita (pad). 

Con il passar del tempo però, ho accantonato questa parte di me per dedicarmi esclusivamente alla scrittura e anche questa, devo dire, mi sta dando molte soddisfazioni. Non avrei mai pensato, infatti, che dopo nemmeno un anno dalla creazione del mio blog, avrei accumulato tutte quelle visualizzazioni.

Un altro programma che utilizzavo per disegnare era, l'ormai spirato, MSN Messenger. Perché queste facce stupite? Forse non tutti sanno che quella chat ti permetteva di utilizzare una fantastica impostazione chiamata “Penna a mano libera”. Non vi dico quante volte i miei ignari contatti si son ritrovati con veri e propri disegni al posto di una comune sessione di chat (alcuni li ho addirittura conservati). Ecco, se potessi, infatti, dare un suggerimento a coloro che gestiscono Skype, gli direi di implementare questa stupenda opzione, anche se probabilmente alcuni miei amici se la darebbero a gambe levate :D.

Qualcuno di voi a questo punto, potrebbe chiedermi: Perché hai rispolverato quest’antica passione?

10 mar 2014

Perché un Blog?

In effetti, questo è il quesito più gettonato: Perché pubblicare su un blog la propria storia? L’idea del diario virtuale (nome con cui in passato, era definito il blog) nacque nel lontano 2005 proprio su BlogSpot. Ebbene sì, mi riferisco a Note al Margine (questo spiega l’url discutibile che possiede). Non conteneva molti articoli, erano più che altro, scambi di battute con i miei vecchi amici, ai tempi dell’università (Monsieur G e il Signor N)  con qualche foto qua e la. Ben presto lo abbandonai, non avendone comprese le potenzialità. 

Con l’avvento di MSN Messenger, che ti permetteva (oltre al servizio di chat e videochiamata) di costruirti il tuo blog personale, decisi di riprovarci, esattamente l’anno successivo, questo però, conteneva più articoli (che oggi ho riletto con nostalgia) e soprattutto mi ha dato modo di conoscere, per sommi capi, il linguaggio HTML
Infatti, qualsiasi cosa tu volessi inserirci, dall’immagine, alle foto ecc, doveva essere fatto attraverso stringhe di codice. Possiamo dire che da questo punto di vista, la gestione dei blog, oggi nel 2014, è molto più esemplificata. 

A differenza dei miei due blog attuali, non era aggiornato periodicamente, anzi, più che altro, aveva uno scopo estetico (una specie di gara tra chi sapeva strutturarlo meglio).  All’epoca non compresi ancora come gestirlo e nuovamente lo trattai come un diario, inserendoci pensieri personali e la descrizione di giornate importanti, vissute in quegli anni.

Con il passaggio su WordPress, che in quel periodo conservava ancora le impostazioni in lingua inglese, persi la voglia di scriverci e ancora una volta, abbandonai la mia carriera da blogger (oggi è tutto in italiano e sono certa che sia molto più semplice da usare). Bene siamo giunti ai giorni nostri. 

Il problema principale che si pone uno scrittore, che intende appunto far leggere quello che scrive, è: come pubblicare il mio lavoro? Bene, c’erano diverse possibilità da vagliare. La prima era quella di completare il proprio manoscritto e inviarlo a mille mila editori, nella speranza che qualcuno lo trovasse interessante e fosse invogliato a leggerlo. Purtroppo però, il genere che tratto (il fantasy) è un po’ bistrattato dalle case editrici (ho potuto costatarlo, seguendo Masterpiece, il noto programma che trasmettevano a orari improbabili, su RaiTre ma che non ho più guardato dopo alcuni episodi) questo perché si tende a paragonare ogni nuova opera, ai grandi precursori che parliamoci chiaro, sono irraggiungibili. 

Tutto è canonizzato, stigmatizzato e ci si ostina a voler far rientrare il genere, in determinati parametri che con il fantasy non hanno niente a che vedere. Recentemente ho avuto modo di leggere un’intervista rilasciata da George RR Martin (Scrittore della saga “Cronache del ghiaccio e del fuoco" e noto ai più per la serie: Game of Thrones) che esprimeva il suo concetto di fantasy, sottolineando quanto fosse stato influenzato da Tolkien, nel suo modo di scrivere, questo tuttavia, non gli ha impedito di crearsi uno stile personale, che a quanto pare, ha avuto molto successo. 

Ora tralasciando questa piccola parentesi, torniamo all’argomento del post. Ho scartato l’idea di inviare i miei lavori, un po’ perché avevo scarsa fiducia in me stessa (sono umile, forse anche fin troppo) e soprattutto per quanto spiegato prima, così ho cominciato a considerare le altre prospettive che un autore nel 2014, può sfruttare. 

Tra queste l’auto pubblicazione, che comunque ci costringere a mettere mano ai nostri risparmi e per uno alle prime armi, è sempre un azzardo. Oggi però ci sono due modi di auto pubblicarsi, il primo attraverso delle case editrici, il secondo è in formato Kindle su Amazon (link: https://kdp.amazon.com/signin?language=it_IT) espediente che sta spopolando tra i nuovi autori emergenti.

Il mio unico problema tuttavia, era che non avevo un lavoro vero e proprio, completo o meglio, non ne avevo uno che mi convincesse al punto da pubblicarlo, così decisi di inventarmi una nuova possibilità. Pubblicare il mio racconto su un blog, in modo tale da testare se il mio modo di scrivere potesse essere facilmente comprensibile e cosa fondamentale, se quanto da me scritto, potesse suscitare dell’interesse.


Fu così che l’1/7/2013 nacque Lo Scrittoio Segreto, l’inizio della mia nuova avventura. Dopo tutti questi mesi, posso dire di aver appreso molto e ancora ho da imparare, e non priva di alti e bassi, cerco sempre di avere molta pazienza (dote senza la quale, non vai avanti in questo settore). Ho avuto le mie piccole soddisfazioni, tipo le 6000 visualizzazioni o i due riconoscimenti che il mio blog ha ricevuto; "bazzecole" direbbe un saccente, ma non per me. 

Per questo devo ringraziare i miei amici, che hanno sopportato i miei umori cangianti, il mio fidanzato, per la pazienza che mi ha dimostrato, ma soprattutto la mia fan più accanita: mia madre, che non mi permette di battere la fiacca e di mantenere la periodicità del blog :D. Avrei tante altre persone da ringraziare, per esempio le mie zie o tutti quelli che pur non condividendo alcun legame familiare, hanno voluto regalarmi un po’ del loro tempo, leggendo le avventure di Xera, Reilhan ed Elesya. Spero che possiate continuare ad apprezzare il mio racconto e che a voi si aggreghino altre Giovani Leve (il nome con il quale mi rivolgo ai miei lettori). Non voglio dilungarmi oltre, un altro quesito è stato depennato, per ora non mi resta che augurarvi una Buona Lettura.

3 mar 2014

Perché Dalihan?

Quando ho iniziato a trascrivere le avventura della mia Xera, il problema più grande, di fronte al quale ho davvero sudato sette camicie, è stata la scelta dei luoghi in cui ambientare la narrazione. 
Ora, per comprendere secondo quali parametri, scelgo i luoghi del racconto (che al contrario di quel che si può pensare, non sono a caso), bisognerebbe fare un salto temporale e ritornare ai tempi in cui, una Valeria bambina, coltivava la sua passione per i documentari: ricordo Super Quark, per esempio, con grande affetto. 

All’epoca non esistevano interi canali dedicati al genere (National Geographic o simili) quindi quando ne trasmettevano uno, lo guardavo con interesse, senza mai annoiarmi. 
Tutte quelle informazioni che ho acquisito nel tempo, credo di averle interiorizzate e lo stesso vale per le riprese di quei paesaggi da sogno, che incredibilmente, non sono il frutto di qualche film fantasy, bensì luoghi realmente esistenti sul nostro bel pianeta Terra. 

Va da sé quindi che nel momento in cui immagino un ipotetico setting per il mio racconto, mi viene spontaneo associare determinati tipi di ambienti, a delle città che mi hanno particolarmente colpito. Una di queste è stata Dalihan o per meglio dire Dali, prefettura autonoma della provincia dello Yunnan , in Cina.

Desideravo che Xera crescesse in un luogo in cui dominassero le montagne ma, allo stesso tempo, rigogliosa nel verde. Questa prefettura mi sembrava l’ideale e così ho voluto renderle omaggio, citandola indirettamente, nel mio racconto.

Qui di seguito inserirò dei cenni in merito a questa città, tratti dalla guida ufficiale, che potrete leggere attraverso questo link: http://www.turismocinese.it/il-territorio/citta/dali .

24 feb 2014

Perché Xera, la ragazza con la spada?

 Come vi avevo già accennato nell’articolo precedente, la mia passione è sempre stata quella di scrivere. È necessario fare questa premessa per capire che nel corso della mia vita, mi sono sempre ritrovata dinanzi a un foglio bianco con tante idee nella testa e mille mondi immaginari da esplorare. Una delle poche idee che non ho mai abbandonato, è quella di Xera. Quando inventai questo nome [che ricorda molto quello di Xena, la mia eroina preferita] anche se potrà sembrare difficile da credere, lo associai a un pianeta e non alla splendida adolescente che descrivo nella mia storia. 

Xera era un pianeta con tanto di struttura geografica, economica ecc. ma soprattutto era nato come fumetto. Quest’ultimo sviluppo lo raggiunsi ai tempi dell’università, quando una Valeria pazza, si unì indissolubilmente con Monsieur G, compagno d’avventure di una vita e per affetto, fratello adottivo. Il nostro sogno si concretizzò in numerose tavole ma purtroppo non trovò riscontro con la realtà poiché il lavoro (per due inesperti) si rivelò troppo grande, senza contare che certe vicissitudini familiari, decretarono un mio temporaneo allontanamento dalla scrittura e purtroppo anche da Monsieur G (non temete, dopo un anno di meditazione ascetica, ci siamo ritrovati). 

In questo periodo riscoprii un’altra mia passione che già in passato era stata per me, fonte d’ispirazione: i videogames. Non fraintendetemi, so che per alcuni non sono altro che una perdita di tempo o a uso esclusivo dei classici Nerd che televisione e cinema, hanno stigmatizzato. Io penso, invece, che per una ragazza costantemente con la testa in spazio/tempi differenti (non preoccupatevi non sono schizofrenica, almeno credo), l’idea di entrare in prima persona in quelle ambientazioni Fantasy interattive, era stupendo. Tutti quei luoghi che avevo immaginato solo con la mente, li ritrovavo davanti ai miei occhi (non posso non citare Final Fantasy VIII).

17 feb 2014

01 - Perché "Lo Scrittoio Segreto" ?

01/07/13 Data molto importante per me. In quella calda giornata estiva, decisi che era giunto il momento di smuovermi da un periodo di torpore e sonnolenza intellettiva. Avere la possibilità di rincorrere i propri sogni, oggigiorno, è diventato un lusso che in pochi si concedono, vuoi per la mancanza di prospettive lavorative ma soprattutto, perché ormai è prassi, il dover inculcare nei giovani, la mentalità secondo cui i sogni si possono rinchiudere in un cassetto, per essere sostituiti da pensieri realistici come: conseguire un titolo di studio, trovare un lavoro (se sei fortunato) e se tutto va bene, crearti una famiglia alla quale tramandare gli stessi principi. Adornato inoltre, dalla falsa speranza, di avere tutto il tempo del mondo per poter realizzare il proprio sogno. 

Quanto di tutto questo, corrisponde a verità ? Io non lo so di certo, tuttavia l’idea di accantonare la mia passione per segregarla in un cassetto dimenticato, mi uccideva. 
Com’è facilmente comprensibile, il mio sogno è scrivere. Lo è sempre stato sin da piccola. Inutile citare le innumerevoli agende, ricche di storie, che mi hanno sempre accompagnato nel corso della mia vita e lo stesso si può dire per i cari amici libri. 
Potreste anche non crederci, ma possiedo ancora il primo libro che mi è stato regalato e con molto orgoglio, è esposto nella mia piccola libreria personale; per chi fosse curioso in merito, il titolo è … tenetevi forte … : Un Giorno alla Fattoria, con tanto di orologio gigante che mi permise di imparare anche le varie ore del giorno.

Ho sempre prediletto i libri senza illustrazioni, poiché mi davano modo di immaginare ogni singolo dettaglio, proprio come lo desideravo (non sono una maniaca del controllo eh! … forse solo un pochino), poi quando il racconto terminava, correvo subito a scriverne uno mio, con un finale che all’epoca ritenevo migliore (maniaca del controllo parte seconda).

Ben presto però, iniziò anche l’epopea dei cartoni animati e naturalmente è inutile per me riportare come da bambina, ambissi a creare storie da cui trarne, appunto, animazioni. I miei preferiti erano (come sempre si suol dire) quelli che passava il convento , in questo caso i canali locali e tra i più famosi, indubbiamente, c’erano: Anna dai capelli rossi e Papà Gambalunga (mi asterrò dal riportare tutto il periodo delle scuole elementari in cui emulavo Sailor Moon nella mia cameretta, meglio evitare di divulgare certe informazioni … ehm "Penna cancella l’ultima parte" [Cit.]).

Ora qualcuno di voi potrebbe chiedermi: “Ok, va bene, ma che c'entra tutto questo con il titolo del tuo blog?”, C'entra eccome! rispondo. Per chi non avesse mai visto questi anime, dovete sapere che le protagoniste, solitamente, possedevano scrittoi o scrivanie, che dir si voglia, molto particolari e da allora, io me ne sono innamorata. Per questo motivo, quando ho creato il mio blog, mentre mi barcamenavo tra vari nomi, in compagnia del fido Signor N. e del mio Big V. nulla mi sembrò più evocativo, quanto lo scrittoio in questione, per rappresentare in toto, l’idea che avevo in testa per quella piattaforma. 

Ovviamente non poteva essere un semplice scrittoio qualunque, bensì uno segreto, dotato di tanti piccoli cassetti, nei quali avrei riposto tutte le storie, i pensieri e le emozioni che fino a quel momento mi ero limitata a trascrivere un po’ di qua e un po’ di la.

Spero che la risposta vi abbia soddisfatto, mie care Giovani Leve anche perché è l’unica, quindi o questa o niente. Come disse il buon Alastor Moody: Fine della storia, addio, ciao; ci sono domande?” [Cit.]


INIZIAMO DA QUI

Quando ho creato Lo ScrittoioSegreto (ormai ben sette mesi fa), le domande più frequenti, cui ho dovuto rispondere, sono state:

“Perché hai scelto questo nome per il blog?“ oppure,
“Che cosa ha ti ha ispirato per la creazione del tuo racconto?” e anche,
“I personaggi sono persone reali o frutto della tua immaginazione?”.

Con il passare dei mesi poi (e svariate camicie sudate), sono riuscita a espandere la mia visibilità e ciò ha generato nuovi quesiti. L’unica soluzione sensata quindi, è stata creare questo blog adesso in fase di testing, sul quale attraverso piccoli aneddoti e un po’ di retroscena, cercherò di soddisfare le vostre più oscure curiosità … o anche no.
In seguito al suggerimento dunque, del mio caro amico Mr. F (Tutelerò la sua identità con questo Nick Name poiché, se rivelassi il suo vero nome, poi dovrei sparaflesharvi uno a uno e non sarebbe piacevole, soprattutto per me; dirò soltanto questo: MIB, a voi libera interpretazione) ho digitato quell’invitante scritta di Blogger “Crea il tuo blog” e tra un’impostazione e l’altra, eccoci qui punto e a capo. Con i successivi post, spero un po’ più seri di questo, risponderò a quelle domande che ho citato all’inizio, più degli extra (sperando di farvi cosa gradita, altrimenti, come dice Mr. F, “fuffa” lo faccio comunque). Si tratta perlopiù degli appunti che non ho mai pubblicato, le mie Note al Margine.

Non mi resta che augurarvi, come sempre, una Buona Lettura.